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Pomponio Leto: Un amendolarese alla corte dei Papi


Pomponio Leto: Un amendolarese alla corte dei Papi


Pomponio Leto, uno dei più grandi umanisti del rinascimento italiano, nacque nel 1428 ad Amendolara, nel castello, che ancora oggi domina il paese. Figlio illegittimo del Conte Giovanni Sanseverino, Signore del castello, pare che la madre fosse una giovinetta, di nome Polla, appartenente alla servitù. Pomponio Leto trascorse tra le mura dell'antico maniero, dove dimorò anche il grande Federico II di Svevia, gli anni della sua giovinezza, fino a quando nel 1450, all'età di 22 anni, si trasferì a Roma per seguire le lezioni dell'umanista Lorenzo Valla. Il suo vero nome è tutt'oggi sconosciuto. Pomponio Leto infatti è solo uno pseudonimo umanistico. Del resto lo stesso Leto non amava molto parlare di sé. A tutti coloro che gli chiedevano chi fosse era solito rispondere "Perché volete sapere chi sia e donde venga? Non sono né orso né leone per destar curiosità fra la gente".
Probabilmente dietro tanta riservatezza si celava semplicemente la vergona di essere figlio illegittimo, anche se di fatto fu trattato alla pari di quelli legittimi, se non addirittura meglio, come si conveniva all'epoca.
A Roma si fece ben presto conoscere ad apprezzare per la sua grande erudizione. La sua conoscenza del mondo greco-romano era vastissima così come le sue opere che comprendono un compendio storico di imperatori romani e bizantini e un commento su Virgilio. Come insegnante agli Studi ovvero all'Università di Roma commentò fra gli altri Columella, Lucano, Stazio, Virgilio e le sue opere esegetiche ebbero notevole successo editoriale.
Nel 1464 nella sua abitazione sul Quirinale fondò l'Accademia Romana, a cui fecero capo i più grandi umanisti dell'epoca, tra i quali Filippo Buonaccorsi e Niccolò Lelio Cosmico, devoti come Leto alla classicità. Sembra che al suo interno serpeggiasse addirittura l'idea di restaurare l'antica religione tanto è vero che ogni anno, il 21 aprile, veniva celebrato ritualmente il Natale di Roma.
Questo tentativo di restaurare la religione pagana nel cuore della cristianità costò molto cara all'umanista calabrese. Infatti nel 1468 Papa Paolo II decretò lo scioglimento dell'Accademia, facendo incarcerare e torturare tutti i suoi membri. Paradossalmente questo fatto significò la salvezza per Pomponio Leto, che nel frattempo era detenuto a Venezia per avere sedotto due giovani allievi, figli di nobili veneziani. A tale proposito fonti storiche riferiscono che prima che fosse pronunciata la condanna a morte dal Consiglio dei Dieci, fu chiesta la sua estradizione a Roma, dove dopo essere stato rinchiuso in Castel Sant'Angelo fu scagionato da qualsiasi accusa e liberato.
Dopo questa drammatica parentesi Pomponio Leto si sottomise all'autorità del Papa, concedendosi, come maliziosamente sostengono alcuni contemporanei, solo licenze poetiche.
Ma la figura di Pomponio Leto non è solo legata all'Accademia Romana. Egli infatti fu precettore per le lettere antiche, la storia e la cultura classica del giovane Alessandro Farnese, che nel 1534 divenne papa con il nome di Paolo III. L'umanista di Amendolara con i suoi insegnamenti influenzò notevolmente la vita e il pensiero di questo papa, che è considerato come una delle più grandi e controverse personalità del rinascimento.
Dopo aver visto rinascere la sua Accademia morì nel 1497 a Roma, dove fu sepolto nella Chiesa di San Salvatore in Lauro.

Santino Soda



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