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Il Natale

Feste e Tradizioni

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Il Natale

Le tradizioni natalizie che si sono tramandate nel corso dei secoli sopravvivono ancora oggi nelle nostre contrade, sebbene la società consumistica ne abbia fortemente alterati i contenuti e travisato i valori.
S'inizia con i preparativi qualche giorno prima del natale. La sera ogni famiglia si riunisce davanti al focolare di casa per friggere i cosiddetti crispi insieme a dei dolci tipici chiamati rosette e cassatelle. I primi di origine popolare si fanno con pasta di farina lasciata lievitare. La rosetta invece è di pasta frolla ricoperta di miele, mentre la cassatella è ripiena di pasta di mandorle.
Dopo che le donne di casa hanno preparato la pasta si versa in una pentola di rame chiamata "teiella" dell'olio extravergine che si mette a riscaldare sul focolare. Appena l'olio diventa bollente vi si mette il primo crispo che per tradizione non si mangia, ma si appende ad un chiodo infisso nel muro fino al natale successivo come buon auspicio.
Fino a qualche decennio addietro alla vigilia del Natale era usanza portare in dono una bottiglia di olio extravergine o una bottiglia di vino "genuino" prodotto nel proprio vigneto probabilmente a ricordo dell'offerta dei doni da parte dei re magi al Bambino Gesù.
Arrivata la sera della vigilia la famiglia, si riunisce intorno al tavolo per il cenone fatto da nove pietanze tradizionali, e cioè insalata di arance, fagioli con cicorie, insalata di cavolfiori, baccalà in umido, pasta con alici, baccalà a zuppa, cipolline con la mollica, baccalà fritto e fritti di cavolfiori, carciofi e di cipolline. A queste pietanze segue la frutta costituita da arance, mandarini o clementine, noci, castagne, melograni, fichi secchi, il tutto accompagnato da una bottiglia di vino novello.
Mentre la famiglia è riunita i bambini recitano a memoria una poesia di Natale imparata a scuola accompagnata da una letterina di buoni propositi in cui promettono ai genitori di essere più buoni.
Vicino al tepore di un caldo camino, dove è fatto bruciare un ceppo di abete in segno di ospitalità, i nonni custodi di antiche leggende tramandate oralmente dai propri avi raccontano ai più piccoli che la notte di Natale i buoi nella stalla non devono vedere persone perché devono essere liberi di parlare tra di loro. La leggenda vuole infatti che alla Vigilia, a mezzanotte, i buoi parlano e ricordano a voce alta che un bue tanto tempo fa, col calore del suo fiato, riscaldò il corpo del Bambino Gesù, posto nella sua mangiatoia e che a nessun essere umano è concesso origliare senza essere destinato a morire.
Subito dopo il cenonone tutti si recano in chiesa per la Messa di mezzanotte. I ragazzi si incantano davanti al presepe e mentre rivive la magia del natale nella dolce melodia di un carillon i cuori sono invasi da una infinita dolcezza. Fuori dalla chiesa i ragazzi più spavaldi sparano i mortaretti. E intanto le campane annunciano a festa la nascita di Nostro Signore.
La mattina del Natale campane festose gridano al mondo il lieto evento mentre i bambini già aspettano l'arrivo della befana a cavallo della sua scopa con un sacco pieno di doni.


Santino Soda



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