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Memorie del Giro D'Italia


Memorie del Giro d'Italia


Il Giro d'Italia è sempre un evento atteso nell' Alto Jonio, anche perché da queste parti il suo transito è molto raro. E' come se ogni tanto qualcuno concedesse un favore. Questo aspetto è il segnale che il nostro territorio non ha rappresentanze politiche che, ai vari livelli, abbiano un peso adeguato. Non è una novità. Tale considerazione vale, naturalmente, anche se si parla della Calabria o del meridione del nostro Paese.
Tuttavia, il raro passaggio del Giro d'Italia nell' Alto Jonio è particolarmente suggestivo. Lo era molto di più nel passato, quando gli eventi sportivi non venivano trasmessi in tv con la stessa frequenza di oggi.
Nelle varie marine dell'Alto Jonio il Giro d'Italia rievoca storie diverse.
Negli anni sessanta e settanta in Amendolara Marina ci si preparava di buon mattino a scrivere in calce bianca fresca sulla strada il nome del corridore preferito; ma le scritte, immancabilmente, venivano attraversate dalle pur rare automobili; esse lasciavano scie che cancellavano quasi del tutto il nome dell'atleta indicato. Se possibile, ci posizionavamo in prossimità del luogo per invitare gli automobilisti di passaggio a rallentare e a non passare sopra le lettere scritte di fresco. Qualcuno accettava, qualcuno no.
Dal giorno precedente preparavamo un tabellone in cartone rigido con un'asta e con il nome del corridore amato. I miei tempi erano quelli di Gaul, Poblet, Bobet e poi Massignan e Balmamion (che vinse due Giri) e poi tutti gli altri contemporanei degli anni successivi: Meco e Tacconi, Adorni, Moser, Saronni e tanti ancora. Il mio primo cartellone era dedicato a Gaul, che era un famoso scalatore belga e che, con la sua simpatia, era riuscito ad avere molti e appassionati tifosi in Italia.
L'anno del maggiore splendore di Gaul fu - mi pare - il 1961, proprio quello in cui in Amendolara si stava realizzando l'acquedotto pubblico e l'intero tratto stradale della Marina risultava scavato per metà carreggiata: un disagio per i corridori. Non fu una vera corsa perché i ciclisti furono costretti a un transito lento, ma per noi fu l'occasione per osservarli meglio e qualcuno dei presenti riuscì anche a lanciare verso i corridori un secchio pieno d'acqua per aiutarli nella fatica (a loro parere).
In altre occasioni i corridori gregari accettavano bottiglie d'acqua per sé stessi e per i loro capitani; in altre ancora c'erano atleti in grave ritardo a causa della stanchezza o per i postumi di una caduta che, inevitabilmente, si ritiravano.

L'attesa del Giro, insomma, mobilitava tutti noi di Amendolara Marina e buona parte di cittadini provenienti dal centro antico, anche perché si fermavano le macchine pubblicitarie al seguito e distribuivano gratuitamente qualcosa in omaggio, soprattutto i berrettini. Il sud, in generale, era famoso perché la gente aspettava questa "elemosina sportiva", la coppola insomma. Non si trattava, naturalmente, dei berretti che conosciamo oggi. Il berretto della squadra Fynsec è custodito per la storia nell'Archivio del CSA - Centro Studi Per Amendolara e Per l'Alto Jonio. Verrà pubblicato in questo sito.
A volte il Giro era lento con transito in gruppi distanziati, a volte più veloce. Quando il gruppo era compatto e veloce, il momento lasciava due sensazione differenti: da un lato il senso della delusione per il fulmineo passaggio; dall'altro la percezione del vento, misto a polvere, che il gruppo e le macchine al seguito producevano a causa della velocità, nonché la paura di chi era più vicino alla strada. Le mie fotografie ravvicinate, naturalmente, mostravano i difetti delle scie dovute alla velocità dei ciclisti.
Amendolara fu più volte sede di rifornimento per i ciclisti, tranne quando il Giro partì da 114. In quella occasione fu commesso un errore (veniale, ma sempre errore) nell'indicare la tappa. Era la Villapiana Lido - Lecce, ma essa fu indicata come la Villapiana - Lido Lecce.
In uno dei rifornimenti di una tappa proveniente da nord, esso iniziò all'altezza della stazione di servizio Fina ma già nella Marina i corridori buttavano i sacchetti con i loro viveri. Raccolsi un sacchetto della squadra T - Team Deutsche Telekom e vi trovai una bibita e un panino al prosciutto che, ovviamente, mangiai con gusto: ottimo! Il sacchetto - che era in cotone - lo portai a mia mamma e lo feci trasformare in strofinaccio per la cucina, ma che non fu destinato mai alla cucina. Fa parte dell'Archivio del CSA - Centro Studi Per Amendolara.

Il Giro aveva (e ha) una sua organizzazione capillare, una divisione sociale del lavoro per la quale ognuno aveva (e ha) un compito. Dalla sera precedente passava il personale che segnalava il percorso e ad ogni bivio veniva installata una tabella in rigido cartone con frecce o indicazioni più precise. Uno di questi cartelli, prelevati subito dopo il passaggio del Giro, è custodito nell'Archivio del CSA - Centro Studi Per Amendolara.

Vi era un altro Giro parallelo, quello della stampa - a cui ero particolarmente legato - e negli anni settanta-ottanta ne attendevo il passaggio più che il gruppo dei corridori.
Ogni tanto si fermavano automobili con giornalisti più o meno noti per ascoltare la sensazione della gente in attesa del Giro, ma Amendolara Marina fu per molti anni meta fissa dei corrispondenti dei Giornali Radio della Rai. In ogni tappa c'era il collegamento con il Giornale Radio delle ore 13:30 e ogni volta che il Giro passava da Amendolara Marina l'inviato Rai si fermava al posto telefonico pubblico del tabacchino di 'Zi Michele prima e di Peppe dopo, per raccontare in diretta, in due minuti, le fasi del Giro. Molta gente stava intorno per vedere da vicino un giornalista sportivo noto. Il più noto fu Sergio Zavoli, famoso per il suo Processo alla tappa, che si fermò solo per una bibita al bar Rao.
Per me, ma anche per tutti gli altri - ognuno per i propri gusti - il Giro rappresentava una festa.

A proposito del telefono pubblico c'è anche un aneddoto simpatico da raccontare. Un giorno passò il presentatore Daniele Piombi, aveva fretta di telefonare e faceva dei segnali a un amendolarese (C.L.) che era in cabina e si dilungava a conversare. Il presentatore insisteva e l'amico amendolarese aprì di scatto e sbottò una imprecazione per la quale l'avventore dovette desistere. L'amico uscì subito dopo dalla cabina e, dopo un altro breve scambio di locuzioni ben assestate, Piombi ebbe il telefono a disposizione. Qualcuno avvisò l'amico amendolarese su chi fosse l'avventore e questi repentinamente rispose "che me ne frega!". Tutto finì con una fragorosa risata collettiva.
Il transito del Giro d'Italia 2013 da Amendolara Marina è previsto per mercoledì 8 maggio.

Rocco Turi

(L'articolo è pubblicato nella sezione del CSA con il titolo "Passa il Giro, W il Giro")





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