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Rocco Turi intervistato da Rai Gr Parlamento


Rocco Turi intervistato da Rai Gr Parlamento

Di seguito riportiamo il testo integrale dell'intervista rilasciata dal Prof. Rocco Turi ai microfoni di Rai Gr Parlamento in occasione della presentazione del suo ultimo libro "STORIA SEGRETA DEL PCI". Nel saggio pubblicato dalla casa editrice calabrese Rubbettino, il sociologo amendolarese tratta senza alcuna censura uno delle pagine più tragiche della storia d'Italia che va dalla fuga in Cecoslovacchia dei partigiani comunisti macchiatisi di crimini di guerra agli anni di piombo culminati con l'assassinio dell'Onorevole Aldo Moro, tracciando tra le due vicende un lungo filo rosso.

Giorgio Cirillo: Un saluto, un cordiale saluto a tutti gli ascoltatori da Giorgio Cirillo al microfono per questa puntata della nostra rubrica libri. Il saggio di cui ci occupiamo oggi riguarda la nostra storia più recente e in particolare una delle pagine più buie delle vicende politiche che hanno riguardato e in qualche modo insanguinato il nostro Paese. Il titolo è STORIA SEGRETA DEL PCI, ma in realtà di quella storia documenta un particolare capitolo: quello che va dalla fuga in Cecoslovacchia - al di là dunque della cortina di ferro - di quel peraltro esiguo numero di partigiani comunisti che prima e dopo la liberazione si erano macchiati di crimini non più giustificati né giustificabili dalla guerra civile e dall'occupazione tedesca del nord Italia ad eventi più recenti ed altrettanto tragici. Tali partigiani, condannati dalla nostra giustizia, ad essa si sottrassero rifugiandosi in quella che era ormai diventata una cosiddetta repubblica propriamente governata appunto da un regime comunista. Del saggio, pubblicato da Rubbettino, è autore lo studioso Rocco Turi il quale attraverso una meticolosa ricerca di archivio traccia un filo rosso tra le attività di quel nucleo appunto di ex partigiani e uno di quelli che ancora viene definito il più fitto mistero che caratterizzò gli anni di piombo: il rapimento, seguito dal suo assassinio, dell'esponente della democrazia cristiana Aldo Moro.
Ma lasciamo ora la parola all'autore perché ci racconti la sua ricostruzione di quella vicenda.

Rocco Turi: STORIA SEGRETA DEL PCI, che la casa editrice Rubbettino ha avuto il coraggio di pubblicare, è un libro del più rigoroso tabù italiano. Lo dimostra il silenzio della classe politica, nonostante il successo di vendita. Il retroscena è il seguente: dopo il fallimento della Commissione Parlamentare sul caso Moro, il Governo italiano che già sapeva tutto - ma non aveva la forza politica per dichiarare la verità - mi inviò espressamente a Praga, ma sperava che il mio viaggio fosse solo una vacanza a causa delle difficoltà che, a suo parere, avrei incontrato.
Ma io lavorai proficuamente e i miei rapporti furono sistematicamente ignorati.
Anzi, dopo la mia intervista al TG1 delle ore 20 del 31 agosto 1990 e i successivi articoli su Repubblica e L'Espresso, ci furono mani più che esperte che si misero in azione per disinnescare la carica esplosiva di quella campagna di stampa.
In questo modo fu ignorata la mia rivelazione sulla Gladio Rossa che nacque in Cecoslovacchia.
L'inchiesta sulla Gladio Rossa addirittura fu archiviata, poi ripresa, poi archiviata di nuovo. Un fatto paradossale, bisogna dirlo.
Tra l'altro, la Commissione d'Inchiesta sulle Stragi, fra i tanti miei interventi, pubblicò a p.275 una ANALISI DI ROCCO TURI, cioè la mia, cioè l'unica Analisi presente in 541 pagine. Ma la Commissione non mi ascoltò direttamente. Preferì invece ricavare informazioni dalle mie interviste al giornalista Valerio Riva per non rischiare che aggiungessi altri concetti scritti ora in STORIA SEGRETA DEL PCI. Ecco perché invito a leggere questo libro.
Ma perché tutto questo silenzio? Questa è una domanda importante…
Perché dietro il rapimento di Aldo Moro non vi sonosic et simpliciter le Brigate Rosse. Quelle erano state debellate con l'arresto dei capi Curcio e Franceschini. D'altra parte sulla lapide commemorativa del ritrovamento di Moro, le Br non vengono citate. In realtà, fu fatto rientrare Mario Moretti che era stato espulso dalle Br, quindi non faceva parte delle Br ma della Gladio Rossa, che per la prima volta mise piedi in Italia.
Dietro la Gladio Rossa c'è il mondo dei partigiani. Questa è la cosa importante. I partigiani hanno partecipato alla liberazione del nostro Paese, sono considerati i padri del nostro Paese. Allora capite da cosa nasce il tabù italiano?
Dietro i partigiani ci sono uomini politici illustri, di chiara fama e personaggi provenienti da oltre cortina di ferro, proprio quelli che avevano dato ospitalità ai partigiani criminali del dopoguerra, fuggiti dall'Italia, i quali avrebbero dovuto ricambiare il favore ricevuto.
Credo di essere stato chiaro: le Brigate Rosse c'entrano poco o niente col sequestro di Aldo Moro, non furono neppure manipolate né eterodirette, furono sostituite. Questa è la verità. Questa è la verità che io racconto nel mio libro STORIA SEGRETA DEL PCI.

Giorgio Cirillo: Quindi nessun mistero, la regia del caso Moro va attribuita al blocco orientale, al di la quindi della cortina di ferro e la manovalanza diciamo così addestrata per l'operazione in questione proveniva da un mondo partigiano che possiamo definire deviato. E questo che documenta il suo saggio?

Rocco Turi: Si, è così, certo, è proprio così, in realtà il mistero è legato a questa condizione di partigiani, ma i partigiani hanno liberato l'Italia, questo è vero, però una frangia ha commesso dei reati, fu costretta a fuggire aiutata dal Partito Comunista Italiano e lì furono utilizzati, bisogna dirlo. Ma noi facciamo salvo il mondo dei partigiani, facciamo salvi i partigiani che hanno liberato il nostro Paese; però c'è una frangia che in qualche modo si desidera salvaguardare anche se, è chiaro, hanno subito dei processi e tanti sono stati condannati anche all'ergastolo.

Giorgio Cirillo: Si è citato una cosiddetta Gladio Rossa, leggiamo dunque una parte del capitolo del libro dove di tale organizzazione si parla più diffusamente:

(Dal 3° capitolo del libro STORIA SEGRETA DEL PCI, Rubbettino, "In Cecoslovacchia nasce la Gladio Rossa del Pci: le scuole di sabotaggio e terrorismo; il tentativo di putsch in Italia", pp. 42-43)

Voce narrante: Nel marzo/aprile del 1950 venne istituita a Praga una scuola di sabotaggio e attentati, i cui corsi furono seguiti con assiduità anche dagli attivisti comunisti italiani giunti in Cecoslovacchia. La sua denominazione ufficiale fu Scuola Politica del Compagno Sinka (PolitickaSkolaSoudruhaSynka) e prese il nome da quello di un vecchio giornalista comunista cecoslovacco. Gladio Rossa fu una locuzione coniata a posteriori dalla stampa e dalla classe politica.
Questa notizia venne data ufficialmente nel settembre da Vanni d'Archirafi, Responsabile della Legazione Italiana in Cecoslovacchia, che comunicò che la scuola di addestramento era frequentata da circa cinquanta attivisti stranieri. Essi erano, in buona parte, italiani, bulgari e rumeni. Gli italiani erano quattordici in tutto. La scuola era stata localizzata a Dobrichovice, cittadina situata a 25 km. a sud di Praga. Al ricevimento della clamorosa notizia, nel settembre, vennero ufficialmente attivati il Ministero dell'Interno e quello della Difesa che richiesero alla Legazione italiana a Praga di continuare a raccogliere informazioni.
Per la Legazione risultava frequentare la scuola di sabotaggio (sin dall'epoca della sua costituzione) l'italiano Luigi Chiappa non meglio identificato. La Legazione italiana ricevette una informativa dalla quale risultava che Chiappa intendesse ritornare in Italia ai primi di dicembre. La stessa fonte accreditava la direzione della scuola a tre istruttori: un russo, un ceco e un italiano. Altre fonti della Legazione fecero pervenire conferme sulla presenza di svariati cittadini italiani giunti a Dobrichovice direttamente dalla Francia. Le fonti evidenziarono il fatto che le famiglie di molti "studenti" erano in Cecoslovacchia già dai primi di ottobre quando a loro vennero assegnate alcune abitazioni nella zona circostante la scuola.
Le autorità cecoslovacche li isolarono per evitare che avessero contatti con altri stranieri o con residenti e solo il personale appositamente autorizzato poté avere rapporti con gli "studenti" e le loro famiglie. Dalla moglie di uno di loro, la Legazione riuscì, però, ad apprendere che alla scuola di sabotaggio diversi, fra gli istruttori, erano russi e che gli allievi sarebbero dovuti rientrare in Italia nel febbraio 1951 per tentarvi un "putsch".
La notizia, protetta da segreto, venne comunicata con lettera "in unico esemplare" e giunse al nostro Ministero degli Esteri dove venne accolta come una bomba nell'ottobre 1950. In Italia si pianificarono nuove misure per contrastare la possibilità di riuscita del "golpe" ed integrare le misure anticomuniste prese nei mesi precedenti. Il 6 aprile 1950, infatti, la formazione partigiana Osoppo fu trasformata in una organizzazione militare segreta. Sul piano del lavoro di "intelligence" si tentò di identificare Chiappa. Nel frattempo, in Cecoslovacchia terminava il primo corso di addestramento e nuovi italiani giungevano per seguire i corsi terroristici.
I nuovi allievi italiani scapoli alloggiarono alla pensione Stejzkal di Dobrichovice e vennero avviati al lavoro, forse per coprire la loro vera attività, nelle grandi fabbriche di Plsen, Kladno e Moravska Ostrava. Gli ammogliati abitarono inizialmente con le loro famiglie nelle ville vicine alla scuola e vennero poi invitati ad allontanarsi da Dobrichovice dove rimasero solo due famiglie: quelle di Guglielmo Secondo e del signor Gabetta. Essi ebbero l'incarico di accogliere i nuovi "studenti". Gli altri "allievi" stranieri erano tutti ospitati a Dobrichovice.
Intanto i Ministeri degli Interni e degli Esteri Italiani fremevano. Incalzarono perché la Legazione ottenesse ogni informazione, ogni utile elemento, anche di dettaglio, in merito all'attività di "formazione" della Scuola del Compagno Sinka.
Grazie all'abilità del personale della Legazione ed alla sua capacità di trovare sempre nuove fonti di informazioni vennero scoperti nuovi nomi di "studenti" italiani. Il loro capo risultò essereJurko Stefano Keudic. Egli abitava in una villetta di Dobrichovice dove spesso si svolsero riunioni di comunisti italiani e cecoslovacchi. La scuola venne anche frequentata da molti comunisti jugoslavi antititoisti di origine triestina.

Giorgio Cirillo: Nelle pagine appena citate si parla di un putsch da realizzare in Italia e sempre con la regia di oltre cortina. Ri-diamo la parola all'autore affinché di tale progetto, che evidentemente non è stato mai realizzato e probabilmente neanche tentato né nel 1951 né negli anni successivi, ci dica qualcosa di più.

Rocco Turi: In realtà non era questo l'interesse dei Paesi dell'Est, non hanno mai pensato - eppure si dice così - di invadere il nostro Paese, di compiere un putsch nel nostro Paese; in realtà lo scopo era di fomentare il terrorismo. Lo scopo era questo: creare confusione nei Paesi occidentali per poter usare i risultati al proprio interno, per poter dire "ecco, vedete che cosa succede in occidente?, mentre noi costruiamo tranquillamente il socialismo". Ecco, non avevano alcun interesse a fare un putsch oppure a fare un colpo di Stato o a fare una invasione. Era solo fittizia, era una minaccia, il putsch, ma lo scopo era fomentare il terrorismo.

Giorgio Cirillo: Abbiamo dunque presentato STORIA SEGRETA DEL PCI, di Rocco Turi, edito da Rubbettino. Da Giorgio Cirillo grazie per l'ascolto e a risentirci al nostro prossimo appuntamento.

Per ascoltare l'audio clicca qui


Oltre al caso Moro, il libro STORIA SEGRETA DEL PCI, Rubbettino Editore, affronta altri argomenti originali e di particolare impatto storico.


S.S.



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