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Un amendolarese in Mongolia


Un amendolarese in Mongolia


Un intellettuale italiano che si reca in Mongolia per studiare rappresenta senz'altro una notizia per la stampa. Se lo studioso italiano che si reca in Mongolia è il sociologo amendolarese Rocco Turi la notizia si veste di significato particolare, ancora di più se la ricerca compiuta ha i contenuti di un progetto internazionale. Partendo da Budapest, in due mesi il sociologo Rocco Turi ha volato con decine di aerei e percorso migliaia di chilometri per inseguire i suoi obiettivi in mezza Asia. Al suo ritorno in Ungheria, Rocco Turi ha concesso un'intervista al quotidiano Vas Nepe: segnale indicativo dell'importanza dei suoi studi transnazionali. Lo scorso 24 agosto 2013 il giornale ungherese ha pubblicato il pezzo "Un italiano in Mongolia" (Egy olasz Mongóliában).
Si apprende così che il lungo viaggio ha condotto Rocco Turi in Siberia (Irkutsk) e poi a Vladivostok, Seoul in Corea del Sud e in Cina, soprattutto a Pechino, avendo la Mongolia come base principale di studio e di partenza. In ogni Paese ha svolto le sue ricerche programmate incontrando persone e testimoni privilegiati. Per saperne di più raggiungiamo Rocco Turi per telefono nella sua residenza ungherese.

Qual è stata la causa che l'ha spinta a recarsi così lontano?

Sono impegnato in molti campi e per ognuno si è aperta la necessità di dover affrontare un viaggio in Asia. Avevo programmato questo viaggio almeno dieci anni fa, quando elaborai alcuni concetti che andavano verificati sul campo. In questi anni ho aperto contatti, preparato strade, sviluppato idee; in un solo viaggio ho potuto affrontare i vari argomenti nei Paesi, villaggi e città che ho raggiunto tra giugno e agosto 2013.

Quali sono gli argomenti che ha affrontato nella sua ricerca?

Politica, guerra, tradizione, folklore e vita quotidiana. Solo apparentemente si tratta di temi distanti fra di essi. La mia teoria come sociologo è che ogni tema va osservato da molti punti di vista e in maniera ciclica e multifattoriale.

E' chiaro che gli studi di una certa rilevanza richiedono impegno e riservatezza, ma può dare qualche particolare in più?

Nel mio libro STORIA SEGRETA DEL PCI, della Rubbettino Editore (appena pubblicato e che invito a leggere) avevo anticipato che in Ungheria è in corso una mia ricerca sulla vita quotidiana ai tempi della guerra fredda e che numerosi italiani avevano deciso di rimanere oltre cortina e hanno vissuto in molte regioni e molti Paesi. Inoltre, mi occupo di politica internazionale e di guerra sin dalla mia tesi di laurea che ho potuto elaborare all'Università di Louvain-la-Neuve (Belgio). Da allora non ho mai abbandonato il filone di ricerca. In questi anni, come lei sa, in Corea esiste un gravissimo conflitto politico fra il Nord e il Sud. Pensi che la distanza fra Vladivostok (Russia) e Seoul si può percorrere in circa 30 minuti di aereo. Invece l'aereo sul quale ho viaggiato ha percorso la distanza in oltre 3 ore sullo spazio aereo cinese per evitare di sorvolare la Corea del Nord e rischiare di essere abbattuto.

Di cosa si è occupato in Mongolia?

La Mongolia è un caso particolare. Oltre alla politica e ai rapporti con la Cina e la Russia, mi sono occupato delle sue tradizioni; il folklore sempre vivo alimenta una società consapevole e orgogliosa dell'appartenenza al popolo di Gengis Kan e alla cultura che ha pervaso anche Marco Polo. Avevo programmato il viaggio tenendo conto che ai primi di luglio nella sua capitale Ulaanbaatar - definita città nomade - si sarebbe svolta la rievocazione di una festa antica denominata Naadam, organizzata come una vera olimpiade. Delegazioni presenti da tutto il mondo, ma non dall'Italia. Fra gli altri argomenti studiati, cito i matrimoni buddisti. Altra occasione era un convegno sull'indipendenza del Tibet. Infatti, la Mongolia e il Tibet sono molto simili e a prevalente religione buddista; fra i due Paesi (ma il Tibet, come si sa, viene considerato alla stregua di una Regione) esiste un antico trattato di mutua assistenza. Ritornando in Mongolia dalla Corea del Sud ho compiuto il volo in un airbus della Korean Airlines insieme ad alcune centinaia di monaci buddisti, provenienti dall'India, che si recavano al convegno di Ulaanbaatar. Il mio vicino di posto monaco buddista,originario del Tibet, vive in un monastero indiano. I suoi genitori vivono ancora in Tibet. La conversazione con Tashi - questo il suo nome - è stata molto molto interessante.

Come spiega l'assenza della delegazione italiana in Mongolia?

Che siamo un Paese piccolo piccolo. Quando poi ho visto il polacco Lech Walesa ne ho avuto la certezza. Se in Mongolia un italiano ha un problema deve telefonare alle rappresentanze diplomatiche o consolari di Mosca o Pechino, migliaia di chilometri lontano. Viene da ridere. Si dice che prima o poi verrà aperta un'Ambasciata italiana, ma sarebbe sempre tardi laddove i maggiori Paesi del mondo (e non solo) hanno rappresentanze diplomatiche consolidate da lungo tempo. La Mongolia è un grande e autorevole Paese, ma gli italiani sono stati educati a essere "i migliori" per definizione e a non avere bisogno di relazioni con Paesi nei quali non vivono nostre antiche comunità. Intanto, la Mongolia ha aperto la sua Ambasciata in Italia. Per questa pratica esiste la prassi della reciprocità, ma gli italiani se la prendono con comodo. La politica italiana è fatta così e nell'insicurezza e indeterminatezza tutti gli opportunisti amano sguazzarvi.

Si può fare un parallelo fra la cultura amendolarese e quella mongola?

Certamente. Ne parlerò, ne scriverò. Purtroppo, ad Amendolara è diffuso un "ego" molto accentuato e questo è assolutamente deleterio per la popolazione ed è complicato anche parlarne. Ti accorgi che vige una mentalità povera di idee e se lo dici in molti si offendono.

Ma lei quando gira il mondo per le sue ricerche ha la possibilità di fare il turista?

Perché no? Occuparmi di turismo sul campo è la mia passione. Ritengo che qualsiasi studioso di turismo non possa prescindere dalla ricerca diretta. Per rispondere alla sua domanda, nei miei viaggi di studio all'estero non trascuro tre cose: musei, mercati e periferie (a volte correndo anche qualche utile rischio, come mi è capitato a Buenos Aires) per conoscere davvero il popolo che vi abita e per arricchire il mio bagaglio di competenze. Per quest'ultimo viaggio, oltre alla routine culturale, in Siberia avevo programmato anche una visita al lago Bajkal. Si tratta del lago più profondo del mondo (1600metri) e della più grande riserva di acqua dolce del Pianeta.Ma la Siberia mi ha riservato bellissime, piacevoli esperienze e immagini che meriterebbero un nuovo viaggio.Chissa!...Colpiscono soprattutto le distanze. Se in Italia si possono ipotizzare al massimo viaggi di 1000 chilometri, un viaggio interno alla Siberia può essere lungo anche 7-8 mila chilometri senza scalo.

Pechino?

Bellissima. Esperienza formidabile. Da ragazzo vedevo Piazza Tien-An-Men in tv come un miraggio. Ho visto qualcosa di più interessante e formidabile di quanto mi aspettassi. A mio parere Piazza Tien-An-Men offre un messaggio politico sempre attuale e di grande significato per la Cina. MaoTseTung rimane sempre Mao TseTung. Ma poi le cose e le curiosità su Pechino, gli aneddoti sui cinesi sono innumerevoli. Occuperebbero moltissimo tempo.

Ne racconti una…

Si, bellissima e divertente, quando - come cittadino occidentale - mi sono preso una "rivincita" sui cinesi. Per tre volte in questi due mesi ho fatto transito da Pechino e quindi per sei volte mi sono sottoposto al controllo doganale. In ogni occasione (e solo all'aeroporto di Pechino) la polizia mi faceva aprire lo zaino perché al controllo elettronico c'era qualcosa che li insospettiva. Era un semplice termometro estraibile da un astuccio a forma di penna che moltissimi anni fa mi aveva regalato un amico informatore scientifico. Osservandolo e temendo che potesse trattarsi di qualcosa di "pericoloso", i poliziotti di frontiera, di per sé già molto esperti, mi invitavano ad estrarre questa strana penna e a mostrarne il funzionamento con le mie mani. Dopo aver realizzato di cosa si trattasse, si scioglievano in un sorriso ed esibivano il mio strano oggetto ai loro colleghi, i quali, a loro volta, sorridevano quasi a crepapelle. Sorridevo più di loro (ma dovevo trattenermi per ovvii motivi) nel pensare che con un termometro ero riuscito a incuriosire proprio coloro che ci sorprendono ogni giorno nelle città italiane con i loro strani aggeggi.

Altra curiosità?

Giacché ci siamo con i cinesi, bisogna sapere che nel grande aeroporto di Pechino non si vende acqua nei bar. Vi sono moltissimi distributori automatici da cui, premendo un bottone, esce tutta l'acqua che si desidera. L'acqua calda esce a una temperatura di 94°, l'acqua fredda a una temperatura di 43°. Garantisco: buona, provare per credere; anche perché la si beve con dei bicchieri a forma di cono (che io avevo già conosciuto alla Biennale di Venezia di qualche anno fa). La necessità che l'acqua sia a quella temperatura è perché è inquinata e viene preventivamente trattata per garantirne la bevibilità. Per questa e altre curiosità rimando al mio libro.

Su quanti aerei ha viaggiato, quanti voli ha fatto in questi due mesi?

Non ricordo, forse quindici;al desk di ogni aeroporto ricevevo il biglietto e partivo con Lufthansa o Korean Airlines, Asiana, Siberian Airlines, Mongolian Air, Air China, in comodi Airbus o Jumbo. Volare è un piacere straordinario.

Santino Soda


Per leggere il testo originale pubblicato dal quotidiano ungherese Vas Nepe dal titolo "Un italiano in Mongolia" (Egy olasz Mongóliában) clicca qui



www.amendolara.eu
3 settembre 2013




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