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Percorso in Grecia della fiaccola dei giochi olimpici di Roma del 1960


Percorso in Grecia della fiaccola dei giochi olimpici di Roma del 1960


La fiaccola dei giochi olimpici di Roma del 1960 a bordo dell'Amerigo Vespucci durante la navigazione da Atene a Siracusa


La scelta dell'itinerario da Atene a Roma è stata alquanto discussa. Inizialmente si era pensato di fare un cammino tutto terrestre, ossia, dalla Grecia, risalire i Balcani fino a Trieste, per poi discendere la penisola italiana fino a Roma. Questo primo percorso, molto lungo e dispendioso, veniva abbandonato; si prediligeva un itinerario misto, ossia un primo tratto via mare, da Atene a Brindisi, e poi, da qui, lungo la Strada Statale n. 17, fino a Roma, toccando Napoli. Anche questa seconda scelta veniva eliminata; la terza è stata quella più logica, la più evocativa. Si decideva di far sbarcare la fiamma olimpica a Siracusa, e poi raggiungere Roma, ripercorrendo tutti i luoghi della Magna Grecia, tale da unire idealmente le due antiche civiltà: quella ateniese e quella romana.
Dal 1956 a tutto il mese di agosto 1960, le costituite commissioni centrali e periferiche venivano sottoposte a un enorme lavoro organizzativo, che hanno comportato la soluzione di diversi problemi logistici, strutturali, burocratici ecc., non solo nella città di Roma, bensì lungo tutta la percorrenza della Fiaccola Olimpica, toccando sei Regioni, quindici Province e centinaia di territori comunali. Se ne citano solo alcune, di queste problematiche: la formazione di Comitati Provinciali e Comunali, e tenuta dei loro rapporti; la collaborazione con le Società Sportive e con le Forze Armate, per il reclutamento e la selezione dei tedofori necessari a coprire tutto il percorso olimpico; i contatti con i Comuni, Prefetture, Ministero degli Interni, per assicurare l'ordine nei luoghi di passaggio, per organizzare le cerimonie locali, dove previste, e le soste notturne; lo studio degli orari di marcia.
Il trasferimento del Fuoco Olimpico da Atene a Roma era assicurato dal R.O.M., il Raggruppamento Olimpico Militare, oltre ad altre attività, quali la pianificazione dei mezzi di trasporto, la distribuzione e la messa in opera della segnaletica per ogni frazione, e, poi, al loro ricupero. Inoltre, erano selezionati trecento tedofori militari, di riserva, nel caso di impossibilità dei tedofori civili.
Per il monitoraggio dei tempi (bisognava percorrere 1.500 mt in 5'30") era preposto uno dei quattro poliziotti motociclisti, che "ingabbiavano" il tedoforo, al quale suggeriva di rallentare o aumentare l'andatura; il trasporto degli atleti sulle frazioni della staffetta, era assolto con mezzi del Ministero della Difesa.
Al trasporto e al recupero dei tedofori erano preposti i Comandi Militari delle Regioni interessate, che avevano usufruito anche del contributo di personale e mezzi della Marina Militare, dell'Aeronautica Militare, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Pubblica Sicurezza e della Polizia Stradale. In totale erano stati impiegati n. 148 automezzi, così ripartiti: n. 56, del Comando Regione Militare della Sicilia; n. 76, del Comando Regione Militare Meridionale; n. 16, del Comando Regione Militare Centrale (1).
A tutto questo c'era da aggiungere l'immane lavoro fatto nella città di Roma, e cioè: la costruzione delle strutture sportive per le varie discipline; gli alloggi (ristoranti, approvvigionamenti alimentari; alberghi); i servizi (trasporti, telecomunicazioni); postazioni RAI e giornalisti di tutto il mondo; gli attrezzi sportivi; il personale direttivo, tecnico, sanitario (medici e veterinari); la manovalanza; le cerimonie varie ecc. ecc.
Oltre ai Giochi Invernali di Cortina d'Ampezzo, del 1956, che avevano, però, una minore difficoltà, per il contenuto numero di discipline sportive, io credo che le XVII Olimpiadi di Roma (2) siano state le più complesse e le più meticolose, sotto l'aspetto strutturale e organizzativo, di cui non è stato tralasciato, all'improvvisazione, il pur più piccolo particolare.
Il dodici agosto del 1960 l'attrice greca Aleka Katseli, novella sacerdotessa della preghiera a Giove, nel bosco di Olimpia, nel tempio di Zeus, accende la sacra torcia immergendola all'interno di uno specchio parabolico concavo che concentra i raggi del Sole. Il Fuoco, poi, è portato al tempio di Hera, e qui, con una seconda torcia, passa al primo tedoforo greco, il decatleta Penaghiotis Epitropoulos, che con altri atleti percorreranno 330 km, in terra ellenica, da Olimpia ad Atene, attraversando Pyrgo, Patrasso, Corinto, Megara, Eleusi.
L'ultimo tedoforo greco consegna il Fuoco Sacro a S.A.R. il Principe Costantino di Grecia, che, a sua volta, alle 21.00 del 13 agosto lo passa, con suggestiva cerimonia, a Piero ONEGLIO, Vice Presidente del C.O.N.I., il quale lo porge ad Aldo MAIRANO, Presidente del Comitato della Fiaccola Olimpica; questi lo dà a un Cadetto della Marina Italiana che, su una baleniera greca, giunge al porto di Zéas, presso il Pireo per portarlo a bordo della Nave Scuola Amerigo Vespucci, vanto della Marina Militare Italiana. Quindi il Capitano di Vascello Eugenio MANCA di VILLAHERMOSA ordina di "fare prua" verso Siracusa.


(1)Vedi
Giochi della XVII Olimpiade – Roma 1960 – Volume Primo – Rapporto Ufficiale del Comitato Organizzatore, dove sono state prese tutte le notizie. Testo gentilmente concessomi dall'Avv. Francesca Stancati, per intercessione dell'Arch. Maria Rita Acciardi. Molte grazie ad entrambe.
(2) Il viaggio con staffetta della fiaccola fu un’idea di Carl Diem, presidente del Comitato Olimpico tedesco, per i Giochi di Berlino del 1936.


CONTINUA.....



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