Santa Rosa da Lima: Il quadro di Amendolara (Cosenza)
Nel mese di gennaio 2022 è rientrato nella chiesa di San Domenico il quadro di Santa Rosa da Lima rimasto nel Laboratorio San Francesco d'Assisi di Cosenza dal 1984, in attesa di restauro.
Il magnifico dipinto (2,10x1,60 - olio su tela) è da mettere in relazione con i Domenicani, presenti in Amendolara dalla seconda metà del '400 fino al primo decennio dell''800, e saranno stati certamente loro a commissionarlo o acquistarlo - oppure qualche famiglia della borghesia locale - e collocarlo nella loro chiesa di San Domenico, contigua all'allora sede Conventuale (attuale Palazzo Grisolia), in località Timpone; e c'è da ricordare che oltre a San Domenico, i Predicatori hanno sempre avuto una particolare devozione anche per San Tommaso d'Aquino, San Vincenzo Ferreri (Patrono di Amendolara), la Madonna del Rosario, e, appunto, per Santa Rosa da Lima, terziaria domenicana.
L'autore del dipinto amendolarese risulta essere ignoto, così si legge nel Catalogo Generale dei Beni Culturali, dove, tra l'altro, il periodo di esecuzione è indicato tra il 1700 e il 1799. Le ricerche da noi fatte ci portano a sostenere, invece, una ragionevole tesi che sottoponiamo ai luminari dell'Arte.
Diciamo, infatti, che il magnifico quadro di Amendolara potrebbe risalire al XVII sec., e che, molto probabilmente, è da attribuire a Luca GIORDANO, il più celebre artista del barocco napoletano, che ha cominciato a dipingere sin dall'età di diciassette anni, e che ha operato a Napoli, Firenze, Venezia, Roma, e a Madrid e Toledo alla corte di re Carlo II. Aveva il nomignolo di Luca Fapresto (in napoletano: fa 'a 'mbrèssa), poiché era molto svelto, ossia faceva presto a dipingere i suoi quadri, tant'è che ne sono a lui censiti 750, presenti in numerosi Musei e Pinacoteche di tutto il mondo; e si dice che fosse "…molto particolarmente sensibile al fascino del denaro".
Osservando la serie dei dipinti di Luca GIORDANO su temi mitologici, leggendari e allegorici, in particolare il Trionfo di Galatea {Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo}, abbiamo notato che alcuni personaggi sono replicati (anche nell'identica postura) dal pittore napoletanoin un altro suo quadro, ossia nel Trionfo di Galatea con Aci trasformato in fonte {Galleria degli Uffizi, Firenze}.
Se Luca GIORDANO era avvezzo alla "tecnica" di inserire, nei suoi dipinti, figure identiche riportate in altri lavori, possiamo affermare che anche il quadro amendolarese di Santa Rosa da Lima è opera sua o della sua scuola. Difatti, Isabella FLORES de OLIVA, raffigurata dal Giordano nel dipinto della Visione di Santa Rosa da Lima {Chiesa della Pietà dei Turchini, Napoli}, è la medesima, nella postura e nel panneggio, del dipinto di Amendolara, che rappresenta il Matrimonio mistico di Santa Rosa da Lima. Inoltre, la santa è riprodotta con un anello al dito (simbolo delle nozze) e nell'atto di ricevere sul volto una carezza da parte di Gesù Bambino, suo mistico sposo. Altri simili particolari, che ricordano il quadro di Amendolara, si riscontrano nel dipinto il Matrimonio mistico di Santa Rosa da Lima {Chiesa di Santa Maria della Sanità, Napoli}.
Come abbiamo detto, il quadro era sicuramente collocato, in passato, nella chiesa di San Domenico; ma che possa essere stato notato da qualcuno che dice di averlo visto (non si sa quando) appeso proprio sull'altare laterale dove è stato collocato adesso, è alquanto difficile.
Difatti, il medico Vincenzo LAVIOLA, uno dei più attenti osservatori della storia amendolarese, non fa alcun cenno, nei suoi scritti, al fatto che il quadro fosse nella chiesa di San Domenico. Se vi avesse notato qualche volta, in vita sua, questo o altri quadri, ne avrebbe sicuramente parlato. Tant'è che nel libro Amendolara - Un modello per lo studio della storia, dell'archeologia e dell'arte dell'Alto Jonio Calabrese - Maria Pacini Fazzi editore in Lucca - 1989, là dove parla (pag. 69-70) del complesso Monastico di San Domenico, dice testualmente: "La documentazione rappresentata da opere d'arte è assolutamente carente nella chiesa di San Domenico: tutto quanto vi era custodito è stato trafugato dai briganti". Nel 1989, invece, cita due quadri (questi sì a lui ben noti sin dai tempi andati) che erano nella locale chiesa Matrice di Santa Margherita Vergine e Martire, del centrostorico. Difatti, il quadro in questione - che doveva essere, ribadiamo, certamente nella chiesa di San Domenico, al tempo dei Domenicani e poi dei Minori Osservanti - onde metterlo in sicurezza (da intemperie e da ladri), poiché la chiesa andava in deperimento dopo l'allontanamento dei Frati Predicatori e, poi, dei Francescani, venne portato, nei tempi passati, insieme a qualche altro oggetto sacro, nella chiesa Madre; e uno dei due quadri che il medico Laviola nomina (nel medesimo testo) è certamente questo di Santa Rosa: "Nella prima metà di questo secolo, dagli attuali altari di Sant'Antonio e della Madonna del Carmine, sono stati asportati con inqualificabile leggerezza e trasferiti in sagrestia due quadri di santi dipinti su tela dal pennello di valido artista del '700". L'altro doveva essere la pala (che è ancora nella chiesa Madre) con raffigurati due santi, e anche questo, molto probabilmente, doveva provenire dalla chiesa di San Domenico.
Dalla sacrestia, poi, il quadro di Santa Rosa era stato, ancora con inqualificabile leggerezza, portato in un locale addetto a magazzino parrocchiale, sottostante l'oratorio D. Giovanni Graziano, e lì abbandonato fino agli inizi degli anni ottanta del secolo scorso.
A completamento di questa modesta ricostruzione storica-iconografica, c'è da fare qualche considerazione sulla sede in cuiora è stato sistemato il quadro di Santa Rosa; e non si può fare a meno di far cenno al primo quadro ottocentesco della Madonna del Rosario che era sull'altare centrale, sempre della chiesa di San Domenico.Questo aveva una forma rettangolare, circa 0,80 x 0,90, con una sottile cornice, e occupava la zona centrale del riquadro, lasciando scoperta, quindi, una buona parte dell'intera area. Ciò fa pensare che prima dell'icona della Madonna del Rosario ce ne fosse un altro di maggiori dimensioni.
Anni fa, il piccolo quadro era stato tolto dalla sua sede e portato, molto probabilmente, nella chiesa Madre di Santa Margherita Vergine e Martire. Difatti, qui, in una foto che ritrae il Fonte Battesimale, si vede posato su un altare un quadro della Madonna del Rosario, le cui dimensioni e le caratteristiche tecniche richiamano quello che era sull'altare della chiesa di San Domenico.
La sede dove il quadro di Santa Rosa attualmente è stato collocato non convince, sia per ragioni storiche che artistiche. Sarebbe stato più consono al contesto monumentale seicentesco della chiesa se fosse stato messo sull'altare maggiore, ossia al posto della Madonna del Rosario, di moderna fattura (anno 2018), e quindi non in armonia con lo stile barocco del "magnifico" altare.
A questo proposito cogliamo l'occasione per sollecitare una maggiore sensibilità e attenzione alla conservazione dei beni artistici di Amendolara, e anche dei documenti, dei registri, dei beni comunali e parrocchiali, poiché, anche di recente, si è assistito a una gestione improvvisata e poco professionale nel mantenimento e nella cura del patrimonio civile ed ecclesiastico, con interventi che invece di conservare in modo corretto i beni storici spesso ne hanno alterato le caratteristiche storico-artistiche con inqualificabile leggerezza (Per scaricare il PDF clicca qui).
Antonio Gerundino e Francesco Silvestri