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Rocco Turi: profilo di un intellettuale


Rocco Turi: profilo di un intellettuale

La cultura oltre alla fede è forse l'unica vera consolazione in grado di riscattarci dalla banalità dell'esistenza. Ci sono uomini che alla cultura hanno dedicato tutta una vita. Tra questi merita un posto particolare, il sociologo e giornalista calabrese Rocco Turi, attualmente docente di Sociologia della devianza presso l'Università degli studi di Cassino. Autore d'importanti inchieste in numerosi paesi europei Turi si è sempre considerato un ricercatore inteso non come colui che trova un documento che è solo un "cercatore" ma bensì come colui che meglio sa utilizzare il documento ritrovato.
La sua passione per la ricerca nasce giovanissima, quando ancora adolescente, a cavallo tra gli anni '60 e '70, comincia ad investigare la società, i costumi e le tradizioni del proprio paese natio, Amendolara, cogliendone i rapidi cambiamenti dovuti all'affermarsi di modelli ispirati alle leggi del consumismo.
Nel 1980 partecipa alla puntata dedicata ad Amendolara del programma radiofonico "Paese che vai: usanze e luoghi della Calabria", curato dallo storico Gustavo Valente e realizzato dalla regista Pupa Pisani.
Dopo aver conseguito nel 1983, la laurea in scienze sociali presso l'Università della Calabria con 110 e lode inizia il suo lavoro di ricerca in giro per l'Europa cui fanno seguito decine d'interventi televisivi a RAI Calabria che gli portano una certa notorietà. Nel 1984 Turi vince il "Premio Calabria" insieme a Navarro Valls, che in seguito diventerà portavoce di Giovanni Paolo II. Nel 2009 la televisione ungherese gli dedica il film-documentario "Stoning" (Il Ponte di Pietra) girato in parte ad Amendolara in occasione dei "fucarazzi" durante la festività del Santo Patrono San Vincenzo.
Tra alcune delle più importanti opere dell'intellettuale calabrese meritano di essere ricordate il saggio contenuto nel voluminoso libro "Crotone storia cultura economia" edito da Rubbettino Editore, nel quale viene raccontato l'episodio, quasi sconosciuto, che vide protagonista lo scrittore Pasolini e il famoso "Premio Crotone". Da questa vicenda emerge uno spaccato di storia italiana che ancora oggi sopravvive, quello cioè della cultura, che premia chi è schierato politicamente.
Secondo Turi, infatti, l'assegnazione del "Premio Crotone" a Pasolini nel 1959 non fu altro che il risultato di forti pressioni da parte del partito comunista dell'epoca, che volle in un certo qual modo compensare l'esclusione dello stesso dal Premio Viareggio. Ma ciò che fece più scalpore fu il fatto che Pasolini in un primo momento parlò male della gente calabrese definendola, durante un suo viaggio in Calabria, passando da Cutro, nell'estate del 1959, sulla rivista "Successo" "E' veramente il paese dei banditi. Ecco le donne dei banditi, ecco i figli dei banditi, Si sente non so da cosa, che siamo fuori dalla legge, o, se non dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altro livello" per poi il 28 ottobre 1959 su "Paese Sera" attenuare i toni ostili del precedente articolo scrivendo " A Cutro… il 40% della popolazione è stato privato dal diritto di voto perché condannata per furto: questo furto consiste poi nell'avere fatto legna nei boschi della tenuta del barone Luigi Barracco. Ora vorrei sapere che cos'altro è questa povera gente se non "bandita" dalla società italiana che è dalla parte del barone e dei servi politici…"
"Droga e società in Calabria. Il caso Crotone" edito da Rubbettino, nasce invece come approfondimento della ricerca "Il mercato della droga a Crotone", svolta con Pino Arlacchi e Roger Lewis nel 1987 su incarico della Consulta antimafia, in un'epoca nella quale il porto della città industriale più importante della Calabria rappresentava il crocevia principale del traffico di eroina nell'Italia meridionale. Il libro che rappresenta una pietra miliare degli studi sul traffico internazionale della droga affronta in maniera analitica le fasi della catena distributiva e dei profitti economici derivanti dal traffico di eroina, i quali risultano direttamente proporzionali al rischio di ogni soggetto sul mercato.
In "Villaggi Europei" edito da Editoriale Bios, viene affrontato uno dei temi più affascinanti della storia sociale europea, quello del ritorno ai "villaggi". Uno dei fenomeni recenti più degni di analisi approfondite, non solo a livello sociologico ma anche politico ed economico, soprattutto nella Europa emersa dal crollo del diaframma Est-Ovest.
"Gladio Rossa", edito dalla Marsilio editrice, traccia invece un filo rosso che collega gli avvenimenti più violenti dal dopoguerra a oggi, tra cui il caso Moro, la cui responsabilità viene attribuita non al filone occidentale ma bensì all'azione dei partigiani deviati che sarebbero stati anche i padri del terrorismo brigatista italiano.
La ricerca non è l'unica grande passione di Rocco Turi. Accanto a questa ritroviamo, infatti, quella per la pittura e la scultura.
Dal punto di vista artistico Turi è originale quanto utopico. Le sue opere che si possono ammirare sul sito www.stoning.it sono lavori di pietra, nei quali questo strumento rotondo assume varie connotazioni: da strumento singolo usato come percussore, come ascia, come martello, a strumento collettivo, formato da molte, innumerevoli pietre, usato da molti attori, alcuni dei quali pacifici, altri pericolosi. Le sculture di Turi hanno non solo un rilievo estetico, ma anche un rilievo sociologico profondo, come riflessione sulla vita umana al confronto con la sterile immortalità dell'inanimato (Francesco Maria Battisti).
Le pietre forate utilizzate nella realizzazione delle opere sono state accumulate in venti anni di personale e paziente ricerca lungo la spiaggia del Mare Jonio, nel territorio fra Amendolara Marina, Canale della donna e Capo Spulico, all'estremità sud occidentale del Golfo di Taranto, nell'Italia meridionale.
Nonostante la sua grande cultura, il Prof. Turi è rimasto una persona semplice. Ed è forse proprio per questo che gli studenti dell'Università di Cassino, in seguito ad un indagine statistica, gli hanno attribuito il massimo dei voti, consacrandolo come uno dei migliori docenti italiani.

Santino Soda





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